Il progetto pilota SPAZIO DI ASCOLTO








Luca Lattuada, educatore che ha coordinato questo progetto ce lo racconta…

Questo progetto è partito a Marzo 2023. L’Associazione, stimolata dalle esigenze dei ragazzi con forma mild ha ritenuto necessario e utile cominciare un percorso di aggregazione e socializzazione che potesse essere luogo di reciproco confronto e di incremento della consapevolezza personale.
Il gruppo era costituito da 4 persone: Isabella, Francesco, Niccolò, Irene. Verso la fine del progetto, su richiesta dei partecipanti stessi, si è unita anche Chiara.

Il progetto ha previsto un mix di interventi da remoto e in presenza, per un totale di 8 momenti di attività.
A causa della distanza territoriale che riguarda tutti i partecipanti, per le attività in presenza si sono cercate delle soluzioni “itineranti”.
Nello specifico, il progetto si è sviluppato con:

4 incontri da remoto (della durata ciascuno di 1h)
4 incontri in presenza:
a Padova (abitazione di Francesco Camporese);
a Sirmione;
a Milano (presso l’appartamento di AFSW);
a Verona

Il tutto si è svolto in un arco temporale da Marzo a Luglio 2023, alternando le due modalità
di incontro.
Indubbiamente la modalità preferita è stata quella “in presenza”.

progetto spazio d'ascolto

Oltre che per una questione di prossimità, il potersi vedere
e confrontare di persona e per un tempo molto più dilungato rispetto alla modalità on line, ha concesso una maggiore conoscenza reciproca ed una apertura relazionale più diretta e autentica.

Di seguito vedete gli ambiti di lavoro che abbiamo sviluppato.
Grazie all’alto funzionamento di tutti i partecipanti, mi sento di affermare che tutti gli obiettivi siano stati raggiunti.

  • Sviluppare una idea di gruppo e di collaborazione

    Sfruttando la conoscenza pregressa dei partecipanti è stato sufficiente creare un maggiore affiatamento perché potesse sorgere una maggiore consapevolezza del gruppo. L’idea di creare una chat whatsapp ha aiutato affinché potessimo condividere alcuni vissuti ed essere in contatto nei diversi momenti delle giornate. Non solo: è diventata “luogo” di organizzazione per la programmazione delle attività in remoto e delle giornate in presenza. Soprattutto in occasione di queste ultime, il gruppo whatsapp veniva utilizzato come strumento per la suddivisione dei compiti e ciò ha creato un ottimo spirito di collaborazione. Una precisazione: lo smartphone è stato qui inteso proprio come strumento a vantaggio del gruppo e non in termini scorretti e dispersivi.

  • Stimolare autonomie domestiche e territoriali

    Nel momento in cui l’incontro in presenza ha concesso di svolgere attività di pranzo in autogestione (Padova e Milano), il gruppo si è attivato per decidere il menù e definire le fasi di preparazione del pasto (dalla tavola al cibo). In questa situazione è emersa la buona capacità organizzativa da parte di tutti, i quali in autonomia hanno deciso quali incarichi assegnarsi in base alle competenze (e abitudini) individuali. Riguardo alle autonomie sul territorio, il riferimento è espressamente per i percorsi in treno che i partecipanti hanno dovuto necessariamente intraprendere per raggiungere le mete di incontro. La necessità di vedersi in località diverse per cercare di avvicinarci a turno a tutti, ha sviluppato l’autonomia dell’uso del mezzo pubblico. Per alcuni di loro era la prima volta che intraprendessero un viaggio in autonomia, senza genitori e per il gruppo di amici.

  • Incrementare la capacità organizzativa

    I partecipanti sono stati chiamati spesso a “prendere in mano” in prima persona le attività. L’educatore ha volutamente essere uno spettatore, mettendosi in ascolto e in aiuto in caso di necessità. Ciò li ha, con buona probabilità, stimolati a prendere iniziative e al contempo a migliorare la loro autostima. In tal senso, hanno gestito gli acquisti dei biglietti del treno in base agli orari prefissati di incontro, hanno generato i link per le videochiamate, hanno ricercato ristoranti e si sono adoperati per le prenotazioni di ciò che in una determinata città si voleva visitare.

  • Incentivare la consapevolezza del sé

    Gli incontri in presenza, soprattutto, sono stati usati in maniera pertinente come momenti di confronto e scambio sulla consapevolezza, sul “chi siamo, quali i nostri limiti e quali le nostre risorse”. In linea con quanto era stato definito a inizio progetto, il “taglio” che è sempre stato dato ai momenti di discussione è stato quello del dare maggior peso alla positività che è in ognuno di loro. E ciò ha aiutato a creare una maggiore autostima e autodeterminazione.

Tematiche emerse


Incentivare la consapevolezza del sè
Riguardo proprio a quest’ultimo punto, ripercorrendo un po’ i vari incontri, provo ad elencare alcune tematiche emerse, specificando che tutte sono sempre state condivise dai partecipanti ed ognuno ha espresso pareri, chi in modo più marcato chi meno, ma sempre interessati e centrati rispetto alle argomentazioni esposte.

  • Social e abuso del cellulare

    Il cellulare è uno strumento di comunicazione il cui utilizzo deve essere fatto in tal senso ed i social rappresentano spesso un racconto parziale e scorretto della realtà.

  • Diversità e confronto con “gli altri”

    L’essere coscienti di avere una disabilità, porta i partecipanti a sentirsi automaticamente diversi dalla maggior parte delle persone. Ed il sentirsi diversi e isolati ha come conseguenza l’emersione del sentimento di mancanza (di amicizie, di affetti, …). A riguardo, il messaggio che abbiamo provato a formulare è che possiamo tentare una prospettiva diversa, a darci valore per ciò che siamo, a non sentirci qualcuno solo in riferimento agli altri, ma a sentirci noi perché siamo noi, fatti come siamo fatti. Da ciò è poi sorto un altro aspetto importante: il riscontro di un benessere generalizzato quando siamo fra simili, tra i quali vi è complicità e reciprocità.

  • Tematica dell’indipendenza – Tematica del lavoro

    Per alcuni di loro è importante avere uno slancio ulteriore che si possa concretizzare nella indipendenza dal nucleo familiare (qualcuno ha abbozzato una sorta di tematica del “dopo di noi”) e nell’avere una occupazione lavorativa ben definita che garantisca autostima e autonomia economica. Durante gli incontri in presenza questa tematica è stata messa in pratica anche attraverso una richiesta semplice, ma preziosa e che l’operatore ha da subito assecondato: avere un momento in cui non fosse presente la figura educativa.

  • Incentivare la consapevolezza del sé

    Gli incontri in presenza, soprattutto, sono stati usati in maniera pertinente come momenti di confronto e scambio sulla consapevolezza, sul “chi siamo, quali i nostri limiti e quali le nostre risorse”. In linea con quanto era stato definito a inizio progetto, il “taglio” che è sempre stato dato ai momenti di discussione è stato quello del dare maggior peso alla positività che è in ognuno di loro. E ciò ha aiutato a creare una maggiore autostima e autodeterminazione.


A fronte di queste riflessioni, sono del parere che il progetto sia stato corretto nella sua ideazione, poiché i partecipanti hanno sì molto da esternare, e positivo nella sua conclusione, perché le modalità di gruppo e le argomentazioni emerse fanno notare una crescita ed una ricerca individuale e collettiva di cui occorre tenere conto.
A riguardo, infatti, è stata fatta esplicita richiesta da parte di tutti i partecipanti che il progetto possa avere una continuità ed una evoluzione: incontrarsi per stare insieme, confrontarsi ed avere la possibilità di condividere più giorni in gruppo (co dei micro-soggiorni).
L’educatore
Luca Lattuada

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